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Recensione: Il Colore della Magia, di Terry Pratchett

di Matteo Manenti

“Il colore della magia”, partorito dalla fervida mente dell’ormai compianto Terry Pratchett che, per chi non lo sapesse, è stato l’autore più venduto degli anni ’90.

“Il colore della magia” è il primo romanzo della saga di Scuotivento, nonché primo ciclo della serie fantasy composta da ben quarantuno romanzi ambientati nel Mondo Disco.

Insomma, oggi vi parlo del punto di origine, là dove tutto ebbe inizio, e anche dove la mia mente si è dissolta, totalmente persa in un mondo unico.

Se siete amanti del tipico fantasy corredato da elfi, orchi, nani, gobelini e coboldi… bè, lasciate ogni speranza voi che entrate. Vi troverete catapultati in un mondo estremamente ironico che va contro ad ogni schema a cui siete abituati. Niente grandi storie, niente eroi che salvano il mondo da un male primordiale e assoluto, niente guerre epiche contro le tenebre.

Il lettore sarà catapultato nella disastrosa vita di Scuotivento, un mago fallito che si troverà per (poco)fortuite circostanze ad adempire al ruolo di guida turistica a Duefiori, uno strano ometto venuto da un regno ai margini del Mondo Disco, curioso di scoprire da vicino le avventure degli eroi che popolano quel barbaro mondo, così diverso dalla propria civilizzata dimora. Lasciandosi alle spalle una scia di devastazione i due partiranno alla scoperta del Mondo Disco, incontrando guerrieri, mostri e luoghi unici, sempre seguiti da un fidato bagaglio semi senziente e dalla Morte, la quale comparirà regolarmente a Scuotivento, cercando ripetutamente di combinare il fatale appuntamento. Il tutto mentre gli dei giocano una sorta di partita a scacchi con gli eventi.

Siete un po’ perplessi vero? Vi starete chiedendo perché dovreste leggere questo delirio, ed io sono qui apposta per dirvelo.

Con la sua continua ironia, Terry Pratchett è capace di tenere il lettore incollato alle pagine come un insetto sulla carta moschicida. L’umoristico mondo fantasy vi terrà sempre ben desti grazie alle continue sottili citazioni, andando a parodiare anche eroi ben noti come Conan il Barbaro, toccando poi i Grandi Antichi di Lovecraft creandone una propria bizzarra versione e arrivando addirittura a fare satira sullo stoccaggio di scorie radioattive. Questi sono solo i più lampanti degli esempi, a voi il piacere di scovarli tutti durante una lettura capace di scorrere bene e coinvolgere nonostante i repentini cambi di scena e tempo che potrebbero confondere, almeno inizialmente.

Ironia della sorte, tutti i punti di forza de “Il colore della magia”, potrebbero essere anche i punti deboli, capaci di far scoraggiare una certa fetta di lettori. Ad esempio, se avete una mente estremamente scientifica e fin troppo legata alla realtà e ai dogmi del nostro universo, vi si potrebbe fondere il cervello fin dalle prime pagine innanzi al Mondo Disco, sorretto da quattro elefanti in groppa al dorso di una tartaruga gigante che vaga nello spazio sconfinato. I “perché?” che affioreranno nella vostra testa potrebbero essere davvero tanti e non tutti potrebbero avere una qualche risposta, non in grado di soddisfarvi almeno. Il Mondo Disco di  Terry Pratchett è ironia, parodia, un mondo umoristico e talvolta delirante, capace di far perdere la bussola a primo impatto. Va preso per ciò che è, abbandonate le domande, smettete di porvi quesiti, lasciate alla realtà i “perché?” e le minuziose analisi tipiche dei grandi classici del fantasy che spesso intrattengono più del libro stesso.

Non è un libro superficiale come potreste esser indotti adesso a credere, ed il tipico fascino del pericolo, dell’adrenalina e dell’ignoto che l’umano subisce ne è testimone, manifestata attraverso il turista sempliciotto che vorrebbe vivere avventure e che smuove le vicende della storia. Questo, come altri, sono elementi su cui facilmente ci si può soffermare a riflettere razionalmente, tuttavia non è lo scopo che si prefigge. Ciò che vuole fare e che fa egregiamente, è divertire il lettore stuzzicandogli la mente attraverso tanti piccoli fattori, portandolo ad interiorizzare i molteplici piccoli messaggi disseminati nell’ironia e nella satira.

E anche qualora non dovesse restarvi nulla, sicuramente avrete tratto divertimento da questa insolita e delirante lettura.

Matteo Manenti

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