Home Recensioni Recensione: Murtagh, di Christopher Paolini

Recensione: Murtagh, di Christopher Paolini

di Matteo Manenti

“Murtagh”, edito in Italia da Rizzoli, è l’ultima opera di Christopher Paolini. Per chi non lo conoscesse, è l’autore di “Eragon” e della saga derivante “Il ciclo dell’eredità”, insieme di opere fantasy che l’ha reso celebre come il più giovane autore di una saga best seller.
Se nella sopracitata saga si narravano le gesta di Eragon e del suo drago Saphira attraverso il fantastico mondo di Alagaësia, qui, come ci suggerisce il titolo del libro, scopriremo le gesta d Murtagh, fratellastro di Eragon e a periodi alterni amico-rivale. La storia si apre circa un anno dopo le vicende della saga di Eragon, con il nostro protagonista intento a indagare su di un mistero che potrebbe mettere nuovamente in pericolo la ritrovata pace. Se pur odiato e noto al mondo come reietto, Murtagh accompagnato dal suo fedele drago Castigo, si mette sulle tracce di misteriose pietre nere e spaccature nel terreno dall’odore di zolfo. Un viaggio ricco di insidie alla scoperta del marcio che si annida in ogni strato del regno, ed il nome di una strega che gli riecheggia alle orecchie ovunque vada, come una pendenza da cui non può sfuggire.

Ma scendiamo un po’ più nel dettaglio di questa recensione e scopriamo cosa davvero ci offre Paolini nella sua ultima opera.
Senza ombra di dubbio, la prima cosa che si pone di fare è quella di riportarci nel mondo di Alagaësia e lo fa, lo fa molto bene. Nonostante la lettura del ciclo di Eragon sia acqua passata, Paolini inserisce al momento giusto brevi ed abili spaccati di ricordi e riflessioni sugli eventi e sul mondo attorno al protagonista, permettendo di comprendere ciò che serve anche a chi si approccia per la prima volta al mondo della saga, evitando lunghi e noiosi “spiegoni” che andrebbero a spezzare la narrazione.
Secondo punto sicuramente positivo, così come siamo cresciuti noi che un tempo fummo ragazzi affascinati da quelle storie, così è cresciuto quello che fu il giovane autore, offrendoci una introspezione ed un sottofondo interiore ben più maturo del nostro protagonista, uscendo dalla semplice meraviglia del mondo magico e dando grande rilievo all’animo umano e alla complessità di emozioni che ognuno di noi lettori può conoscere e affrontare in prima persona anche senza bisogno di un drago ad accompagnarci. In questo caso il vero tema trattato, il tema che raggiunge e tocca ognuno di noi, almeno per buona parte del libro, è il bisogno di legami e interazioni umane, la voglia di appartenenza e la ricerca di identità, andando a scontrare costantemente tanto con le necessità del caso quanto con il desiderio della libertà, anche a costo della solitudine in un viaggio in cui il vero mistero di fondo è “chi sono io?”.
E ora, veniamo ai problemi. Sì, ci sono problemi, nonostante il bel tentativo di introspezione e viaggio interiore, più scopriamo il passato di Murtagh e le sue abilità, e più ci rendiamo conto di come siano fuori dal mondo le sue scelte e le sue singolari incapacità cognitive. Più si va a fondo nella sua giovinezza e nei ricordi della vita passata, dura, aspra, insidiosa e capace di temprarlo ed insegnarli(apparentemente) di tutto e di più sugli intrighi, sulla violenza, sull’avidità e sul comportamento umano in generale, e più dimostra la completa incapacità di fare due più due. Dove il lettore conosce sempre e solo ciò che conosce il protagonista, il lettore arriva a comprendere (e prevedere banalmente) gli accadimenti della storia con pagine se non capitoli di anticipo rispetto al nostro Murtagh, eroe svampito che cozza in ogni azione contro tutto ciò che dovrebbe avere nel proprio bagaglio di esperienze. Tutto questo fino a quando il protagonista stesso si autodefinisce idiota, dando modo di comprendere come Paolini stesso abbia deciso intenzionalmente di rendere il protagonista un cretino, portando chi legge ad avere finalmente l’illuminazione: il passato travagliato di Murtagh non serve narrativamente a dargli strumenti per imparare, ma solo a creare la tipica e banale storiella americana di rivalsa del ragazzino bullizzato che si rifà sul mondo. Ma non impara nulla dalle proprie esperienze. Bene ma non benissimo. Forse era il caso di enfatizzare anche meno tutta la vita trascorsa a districarsi tra insidie di ogni sorta ad ogni angolo, il risultato cozza terribilmente con la semplice logica che chiunque dovrebbe avere dopo tali esperienze, per non parlare del drago Castigo, coprotagonista del romanzo, giovane ma saggia coscienza del proprio cavaliere, colui che pare aver davvero imparato dalle esperienze e costantemente avverte Murtagh, inutilmente. Tra i due, il vero castigo è il cavaliere.

In conclusione, vi lascio con una recensione di Murtagh completamente spaccata a metà. Se da un lato mi trovo infastidito dalla logica fallace che dovrebbe tenere in piedi la personalità e le conseguenti azioni del protagonista e parzialmente anche dell’antagonista di turno(ma la trama deve andare avanti e senza demenzialità comportamentali, a quanto pare non abbiamo ancora imparato a incastrare gli eventi), dall’altra mi sento ugualmente di dirvi “leggetelo”, il solo viaggio interiore alla ricerca di sé, può renderlo degno di esser letto anche con occhi adulti e fin troppo critici, se invece riuscirete a mantenere un occhio più “fanciullesco”, come io stesso a tratti ho avuto, allora sarà senz’altro una piacevole lettura, un’evasione dal nostro mondo e un’immersione alla scoperta di nuove meraviglie, esattamente ciò che ci sia spetta da un fantasy.

Matteo Manenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*