Ella - Racconto
Jones era un uomo semplice.
Terminato il lavoro in fabbrica, tornava a casa e si metteva in fila per la doccia comune del suo stabile.
Per quanto strofinasse, il grasso non si levava dalla sua pelle. Sembrava facesse parte do sè, come se ormai il suo mestiere fosse ciò che lo identificava, chiuse gli occhi e si chiese se fosse effettivamente altro o un semplice operaio. Iniziò a sentire quella strana sensazione come quando ti guardi per troppo tempo allo specchio, scelse quindi di allontanare in fretta quei pensieri.
Aveva una routine ben precisa, da quando lavorava in fabbrica trovava un certo conforto nelle ripetizioni; terminata la doccia si recava sempre nel solito locale recante la scritta “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”.
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Aprì la porta e la musica inizió a riempire le sue orecchie, l’odore dello stufato il suo stomaco ma la sua vista cercava solo Ella. Ella che era la cameriera più dolce che avesse mai visto. Anzi. La donna più dolce di sempre. Aveva il cuore buono; sapeva le difficoltà degli operai e a volte dava a credito un piatto di zuppa caldo.
Teneva sempre una disordinata treccia che le ricadeva dolcemente sul seno, gli occhi magnetici dello stesso colore del grasso che macchiava indelebilmente la di lui pelle.
Si diresse al primo tavolo libero accomodandosi. Sarebbe arrivata di lì a poco a chiedergli che cosa avrebbe ordinato, con voce roca avrebbe risposto “il solito” e dopo poco avrebbe notato il suo sorriso che gli avrebbe servito la birra e lo stufato.
Iniziò a sbocconcellare mentre continuava ad osservarla lavorare abbandonandosi alle sue fantasie.
La osservava, il suo petto si alzava e abbassava ma lui vedeva solo i suoi ansimi, la sua bocca si muoveva ma udiva solo i suoi dolci gemiti, le imperfette dita non stringevano il vassoio ma la sua logora camicia.
Non desiderava altro che sentire la sua pelle dalla prima volta che posò lo sguardo su di lei.
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Si avvicinò per prendere le stoviglie sporche, tanto valeva rischiarsela così si sporse vicino al suo orecchio “sul retro, 1 solo minuto”. Il petrolio si schiantò sull’erba mentre le labbra accennarono un sorriso mentre si allontanava.
Accese una sigaretta alzandosi, pagò e si diresse verso l’uscita. Bramava la sua carne più di ogni altra cosa, quanto gli avrebbe permesso di osare? Il cardio iniziava a farsi più rapido mano a mano che i passi che lo separavano da lei diminuivano. Ci sarebbe stata?
Ed eccola mentre faceva scivolare il piede destro giù dal muro. Spostò gli avambracci dietro la schiena e iniziò a rosicchiarsi il labbro inferiore nervosamente mentre un dolce dondolio spostava la gonna a destra e a sinistra.
Decise di avvicinarsi lentamente, le sorrise e la circondò con le sue braccia, la sentì ridacchiare contro il suo petto. Iniziò a darle un casto bacio su uno zigomo che con estrema precisione lei ricambiò.
Scese sulla guancia opposta ma non mancò il contraccolpo.
Decise di spingersi ancora un po’ più avanti, posò le sue labbra sull’angolo della bocca e pensò di aver concluso il gioco quando non la udì più ridacchiare ma deglutire rumorosamente, fu un attimo che durò secoli per Jones. Non poteva resistere, rischiò e catturó le sue labbra, pensò gli avrebbe tirato uno schiaffo grazie ad un repentino ripensamento invece lei fece lo stesso, schiudendo le sue labbra e rapendo il suo labbro inferiore lentamente, lungamente. Decise di spingersi oltre ed iniziò a carezzarle il collo, la schiena scendendo sino ai fianchi nascosti da troppa stoffa mentre lei spingeva sempre di più il corpo contro il suo e con le braccia dietro al collo lo teneva saldo a sé.
Faceva terribilmente caldo per essere autunno inoltrato, forse il caldo veniva da dentro, forse le stelle nascono così.
Decise di staccarsi a corto di respiro.
“Mi farai perdere il controllo” le disse a bassa voce,
“Impazzisci” rispose a metà tra l’ordine e la supplica,
“Sei sicura?” i suoi timori furono interrotti da un soffio perentorio
“Sì.”
Non aspettava altro, sospiró di liberazione e finalmente la spinse con delicatezza contro il muro mentre con le mani cercava di alzarle le gonne, il ginocchio si fece strada tra le gambe della ragazza. Iniziò a spingere per farle saggiare la turgidità dai calzoni, Jones continuò ad osservarla, notò come sembrava le piacesse quella posizione dato che iniziò a strofinarsi scompostamente contro di lui.
Ella si staccò per prendere fiato ed esalare la sua voglia nelle orecchie del giovine, decise di afferrare la sua dura mano per indirizzarla tra le delicate gambe di lei. Voleva che la toccasse, ma il suo desiderio non sarebbe mai stato grande quanto quello di lui. Titubante allungò un dito, sentì il calore e l’umidità della ragazza insieme ad un leggero gemito appena sfuggito nel momento in cui sfiorò il rigonfio centro del suo piacere. Decise di continuare lentamente a torturarla sfiorandola appena, gli pareva così delicata che temeva quasi di romperla se avesse osato di più e fu così che prese di nuovo lei l’iniziativa iniziando a muovere ritmicamente il bacino incalzando il ritmo, i suoi gemiti furono sempre meno discreti sinchè non si tappó la bocca e roveció la testa all’indietro ansimante mentre con l’altra mano bloccó l’operaio.
“Ti prego fermati. Fermati o mi ucciderai!” disse sorridendo tra un ansimo e l’altro,
Jones scoppiò a ridere imbarazzato “non ho mai ucciso nessuna in questo modo! Giuro” Ella era, se possibile, ancora più bella con i lineamenti stravolti dall’apice del piacere.
Osservò la sua fossetta mentre mano a mano scompariva lasciando il posto ad un ghigno malizioso “ora però sarò io a prendermi cura di te…” disse prendendogli la mano che poco fa era all’opera sotto le sue vesti leccando le dita.
Jones fu così distratto da quel gesto che quasi non si accorse dalla mano che stava armeggiando con la chiusura della sua patta.
Fu quando si sentì toccare che si accorse di quanto la sua testa fosse svanita.
Per quanto la sua pelle fosse stranamente fredda fu molto piacevole sentirla scorrere, il tocco di una donna era sempre diverso dal proprio, estraneo e a tratti ingenuo.
Incrementarono il ritmo e la pressione insieme finché lui non molló la presa ma lei decise di fermarsi dopo poco sotto lo sguardo semi deluso di Jones, in tutta risposta ricevette un languido “mi diverto di più in altri modi”, la punta della sua lingua fece capolino e si posò sul labbro superiore.
Il battito dell’operaio accelerò ancora di più, non aveva desiderato altro, sognava di violare le labbra delle giovine nelle notti solitarie da davvero troppo tempo.
Si inginocchió davanti a lui, col petrolio caldo che lambiva ogni centimetro di erba proprio come la sua lingua lambiva ogni centimetro del suo piacere in modo straziantemente lento.
Mantenne il minimo contatto necessario con la punta della sua lingua e la malizia che continuava a rigarle le guance, continuò a farla viaggiare sino all’atto di tradimento, all’improvviso schiuse la sua morbida bocca per accoglierlo aggrappandosi alle sue gambe iniziando a fagocitarlo e creando una piacevole pressione con le labbra. Jones serró gli occhi e soffocó un gemito. Sentiva caldo e freddo allo stesso tempo, riaprì gli occhi per affogare nel petrolio, le sfiorò dolcemente lo zigomo e pensò Ella fosse caos e depravazione dietro un dolce visino mentre finalmente anche lui…
“MUOVITI RAZZA DI UN CANE. TERMINERAI TUTTA L’ACQUA CALDA!”